Il Territorio

(Informazioni tratte dal sito web www.turismovieste.it)

Vieste, per la sua particolare posizione, è un ottima base di partenza per scoprire la meravigliosa terra Garganica.
Vieste è una meta ideale per chi cerca relax e spiagge di sabbia dorata. Le spiagge sono in genere con fondali sabbiosi e bassi, ottime per chi volesse godersi il mare con una vacanza in famiglia.
Quasi tutte le spiagge dei dintorni di Vieste sono larghe e profonde e sarà quindi facile trovare un posto adatto alle vostre esigenze. Su queste spiagge l’affollamento e la confusione, tipiche di altre località balneari, sono raramente un problema. Le spiagge più vicine al centro del paese e raggiungibili a piedi sono la spiaggia di San Lorenzo (sul versante Nord in direzione Peschici) e la Scialara, anche detta “del castello” o “del pizzomunno” (sul versante sud in direzione Mattinata). Proseguendo verso sud troviamo spiagge bellissime e più selvagge, mentre a nord la costa è più gentile e i fondali bassi. Per chi volesse provare l’ebbrezza di un bagno in pieno centro storico può ancora farlo a alla ripa, oppure a Marina Piccola, anche se la spiaggia, un tempo relativamente grande, è ormai quasi scomparsa.

La verdeggiante costa del Gargano, una delle più belle al mondo, offre allo sguardo più attento e curioso archi naturali, come quello di San Felice, e splendide cattedrali naturali, le grotte marine. La costa viene intervallata da bianche falesie che offrono scenari culturali inaspettati: i Trabucchi e le Torri Costiere, testimoni di un passato in cui il mare rappresentava, ancor più che oggi, fonte di opportunità e di pericolo. I trabucchi,antichissimi strumenti di pesca in legno, sono diffusi sopratutto lungo il tratto di costa che va da Vieste a Peschici. Le torri di avvistamento, costruite su tutta la costa nel XVI secolo, rappresentavano un fondamentale mezzo di difesa dai frequenti attacchi dei pirati saraceni. Gli amanti della natura saranno felici di godersi il paesaggio rurale, con olivi secolari e macchia mediterranea, e non sarà difficile imbattersi in animali allo stato semi-brado che pascolano a pochi metri dal mare.
Per gli amanti del verde è davvero imperdibile l’escursione nella foresta umbra, 10.000 ettari di flora e fauna incontaminata che si prestano anche a trekking e mountain bike.

Oltre alle bellezze naturali, anche il centro storico, ricco di cultura e di storia, merita interesse. Tra le intricate e caratteristiche stradine troviamo la cattedrale, con il suo bellissimo campanile che si erge a guardia della città. In questa zona è presente anche il castello federiciano, da cui è possibile ammirare dall’alto il Pizzomunno, monolito calcareo, simbolo della citta di Vieste.

Per chi volesse esplorare gli altri borghi del Gargano, sono consigliabili escursioni a Peschici (a soli 20 km), Rodi Garganico, Vico del Gargano, ma anche le belle mete di pellegrinaggio Monte Sant’Angelo e San Giovanni Rotondo

Questi sono alcuni dei luoghi da visitare e delle esperienze che Vieste offre ai suoi visitatori, un invito da non perdere…

Cattedrale di Vieste

La chiesa di Santa Maria Assunta è il duomo di Vieste e concattedrale dell’arcidiocesi di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo. Nel 1981 fu insignita del titolo di basilica minore da papa Giovanni Paolo II. La Cattedrale (Basilica) di Vieste è situata nella zona alta del borgo medievale più precisamente a pochi passi dal castello svevo, la sua edificazione risale alla seconda metà dell’XI secolo, la costruzione conserva ancora nel suo complesso il primitivo stile romanico-pugliese e nel campanile quello del tardo barocco. Essa rappresenta una delle chiese più antiche di stile romanico della Puglia e si ritrova in perfetta armonia con il campanile della chiesa ricostruito in stile barocco dopo un crollo nel 1772. Nella chiesa è custodita la statua della Madonna di Santa Maria di Merino ( pregevole scultura in legno XIV sec.) che la tradizione dice essere rinvenuta da alcuni marinai sulla spiaggia di Vieste. Altre opere di rilievo presenti in chiesa sono: la pala del rosario del genovese Michele Manchelli del 1581; le settecentesche tele della SS. Trinità del viestano Giuseppe Tomaiuolo e della Madonna col bambino e santi di scuola veneta; il Cristo morto, altorilievo marmoreo di scuola michelangiolesca e la pregevole statua in legno di Santa Maria di Merino, protettrice di Vieste, di epoca incerta e sapientemente restaurata nel 2009 a Bari dalla Sovrintendenza ai Beni Artistici. La cattedrale di Vieste nel febbraio del 1981 fu denominata da Papa Giovanni Paolo II “Basilica Minore”.

Marina Piccola

Marina Piccola è una baia in pieno centro a Vieste, uno dei posti più affascinanti.
E’ delimitata da Punta San Francesco e dal centro storico medioevale da un lato, da punta Santa Croce e il borgo ottocentesco dall’altro, mentre l’isolotto di Santa Eufemia, con il suo faro, chiude parzialmente la baia.
E’ stata per molti secoli il vero porto della città, appena fuori le mura, con le barche adagiate sulla sabbia, mentre adesso al suo posto c’è una graziosa villetta comunale con palme e vista spettacolare a ridosso della spiaggetta, ideale per far scorrazzare i bambini mentre si gusta un gelato.
La spiaggetta è molto suggestiva, e potrete provare l’ebbrezza di tuffarvi tra le bellezze del borgo di Vieste.
La presenza di un vecchio relitto rende il tutto ancor più magico.
Marina Piccola è il luogo dove si tengono la maggior parte degli eventi a Vieste: concerti, fiere, manifestazioni sportive, fuochi d’artificio etc.
Dal 2015 ospita anche il cinema teatro adriatico, adiacente all’anfiteatro all’aperto, con vista sul borgo di Vieste.
Qui vi è il B&B Marina Piccola , la casa vacanze “La Banchina”, molti locali, tra pizzerie, chioschi con gelato artigianale e pasticcerie.

Spiaggia di Scialmarino

La Spiaggia di Scialmarino si trova a circa 5 km da Vieste sulla litorea in direzione Peschici, poco distante dal santuario di Santa Maria di Merino.

E’ una spiaggia di sabbia dorata, lunga quasi 3 chilometri, con il fondale che degrada dolcemente.

La sua baia è molto suggestiva e offre anche la vista di un trabucco.

Per la sua posizione è ventosa e frequentata da molti appassionati di kitesurf, sport di cui è possibile frequentare corsi presso un centro specializzato presente nella baia.

Spiaggia della Scialara

La spiaggia della Scialara è forse la principale spiaggia di Vieste. Essa è alle pendici del massiccio calcareo su cui è costruito il centro storico, che si affaccia su di essa.

E’ detta anche spiaggia “del Castello” perchè il Castello Svevo la sovrasta, creando un paesaggio suggestivo. Altra attrattiva della spiaggia è il pizzomunno, un monolito solitario che è diventato un po’ il simbolo della città. La spiaggia è lunga 3 kilometri, tutta di sabbia dorata.

E’ facilmente accessibile e sono presenti moltissimi stabilimenti balneari. Il fondale è sabbioso e basso e questo rende la spiaggia perfetta per i bambini.

Il lungomare pianeggiante è perfetto per passeggiate lunghe passeggiate o per fare footing all’alba/tramonto.

Le sere d’estate la spiaggia si anima e qui si celebra anche una buona parte della movida viestana, molti lidi infatti si trasformano in discobar offrendo musica e intrattenimento.
Nei pressi della Spiaggia è Ubicato l’Hotel Ponte.

Pizzomunno

Il Pizzomunno è un imponente monolite in pietra calcarea alto 25 metri. E’ situato all’inizio della spiaggia a sud del centro abitato, detta “del Castello” (perchè dominata dal Castello Svevo) o “Scialara” o “del Pizzomunno”.

Per la sua imponenza sembra ergersi quasi a guardia di Vieste e per il suo fascino è diventato il simbolo stesso della cittadina garganica. Ad esso sono legate alcune leggende, spesso variazioni una dell’altra.

Nel 2018 la leggenda del bianco monolite viene portata a Sanremo da Max Gazzè nella canzone “La leggenda di Cristalda e Pizzomunno”. Il Pizzomunno, immerso in uno scenario fantastico ricostruito in CGI, compare anche nel film Wonder Woman del 2016.

Al Pizzomunno è davvero facile arrivare, partendo dal centro di Vieste lo ritroviamo in tutta la sua immensità all’inizio del lungomare Mattei, a sud del Centro.

Per chi volesse ammirarlo dall’alto, sarà piacevolmente sorpreso del panorama ammirabile da Via Bracco, nella zona del centro storico che va dal Castello Svevo a Piazzetta Petrone.

Baia delle Zagare

Baia delle Zagare o Baia dei Mergoli è una delle spiagge simbolo del Gargano, grazie alla presenza delle alte scogliere bianche e di 2 bellissimi faraglioni di roccia calcarea scolpiti dal vento, dei di pini e della spiaggia di ciottoli bianchi, che uniti all’azzurro del mare creano uno spettacolo incredibile.
Si trova nel territorio di Mattinata, a quasi 30 km da Vieste.

Le spiagge in realtà sono 2, separate da una scogliera: Baia delle Zagare, che deve il suo nome ai fiori degli alberi di limone nelle vicinanze (le zagare), e Baia dei Faraglioni, verso Vieste.

Spesso tappa delle escursioni in barca alla scoperta delle grotte marine del Gargano, la baia è raggiungibile via mare, attraverso il resort omonimo che sorge a picco sulla scogliera e collega alla baia con un ascensore scavato nella roccia, oppure attraverso vecchi sentieri accessibili dalla strada principale.

Spiaggia di San Lorenzo

La spiaggia di San Lorenzo è situata sul lato nord rispetto al centro di Vieste. E’ lunga circa 1500 metri e larga un centinaio.

E’ la spiaggia più frequentata dai viestani, ha fondale sabbioso e per via del fondale che degrada molto lentamente è perfetta per i bambini.

Grazie all’enorme profondità delle spiaggia è facilissimo trovare posto e far giocare i bambini senza disturbare gli altri bagnanti.

Sono presenti molti stabilimenti balneari attrezzati e qui è possibile anche giocare a beach volley e beach soccer presso le apposite strutture gestite dai lidi, attrezzati anche con strutture per il divertimento dei più piccini.

E’ vicina al porto turistico e a pochi passi dal centro abitato.

Foresta Umbra

La Foresta Umbra ha una superficie di circa 10.000 ettari ed è ubicata nella parte più interna del promontorio del Gargano, presenta una geografia accidentata con rilievi che raggiungono gli 800 metri sul livello del mare e propaggini che si spingono fino alle coste. La Foresta Umbra è ricchissima di flora, vanta oltre 2.000 di specie vegetali, ed è la più grande foresta italiana di latifoglie con faggi, che sono dei veri e propri monumenti botanici, con altezze di oltre 40 metri e diametri superiori al metro. Sono presenti circa 4.000 ettari di faggeti, querceti di Cerro, con presenza di Farnetto, Leccio, Roverella e specie nobili quali l’Acero o Palo, il Carpino bianco, l’Acero campestre, l’Acero montano, l’Orniello, il Tasso e tante altre specie, in particolare il Pino d’Aleppo nelle zone costiere. Ricca è anche la bassa macchia mediterranea presente diffusamente nel territorio e nel sottobosco, con Agrifogli, Vitalbe, Lentisco, Ginepro ed altre, Orchidee selvatiche con ben 65 specie: un record in tutto il bacino mediterraneo! Anche la fauna è molto ricca e variegata, tipico è il Capriolo autoctono garganico, il Gatto selvatico, il Cinghiale, il Tasso, la Donnola, il Ghiro e l’Avifauna: il Gufo reale, il Gufo comune, il Picchio, l’Allocco, il Barbagianni, la Gazza, la Beccaccia ed altre. Il Gargano e la Foresta Umbra possono definirsi “il regno della biodiversità”, infatti, anche se il Gargano rappresenta solo per lo 0,7% del territorio nazionale, detiene il 40% della flora italiana e il 70% degli uccelli nidificati nel nostro paese. La Foresta anticamente apparteneva a proprietà feudali, successivamente fu ceduta ai comuni di Monte Sant’Angelo, Carpino, Ischitella, Vico del Gargano, Peschici e Mattinata. Nel 1861, dopo la caduta del Regno delle due Sicilie, passò al Demanio del Regno d’Italia e, con legge 4 marzo 1896 n. 3713, fu dichiarata inalienabile e consegnata all’Amministrazione Forestale dello stato.

Le Grotte marine di Vieste

La costa del Gargano, in particolar modo il tratto che va da Vieste a Mattinata è uno dei paesaggi più suggestivi della Puglia: alte falesie bianche a strapiombo sul mare, con pini, ginestre e cisti che si protendono sulle acque azzurre si alternano a piccole insenature e spiaggette di ghiaia bianchissima raggiungibili solo via mare.

Tra le calette e le piccole oasi verdeggianti, regno dei gabbiani reali e di falchetti, troviamo le grotte marine: ampie cavità in cui si insinua il mare. In queste gallerie dalle forme particolari, grazie alla luce filtrante e ai suoi riflessi tra rocce e macchia mediterranea, l’acqua acquista acquista incantevoli toni di colore regalandoci spettacoli magnifici. Secondo le leggende, come quella di Pizzomunno, le grotte marine non sono altro che i ripari delle sirene: è qui che le spaventose figure dal canto ammaliatore, imprigionavano con catene le giovani fanciulle di cui erano gelose.

Nella stagione estiva vengono organizzati vari tour delle grotte in motobarca con partenza dal porto di Vieste in cui potrete ammirare dal mare anche la baia di San Felice col famoso “Architiello”, la baia di Campi, i faraglioni di baia delle Zagare e le spiagge di Porto Greco, Vignanotica e Pugnochiuso. Per info vi consigliamo La Darsena – Marina Vieste, che effettua anche un servizio di noleggio gommoni nel porto di Vieste.

Centro Storico di Vieste

Il centro storico di Vieste, comunemente chiamato “Vieste Vecchia”, sorge compatto su un roccione dominante il mare che si estende dalla spiaggia del castello a quella della “marina piccola” attraversando la sottile lingua di terra di “punta San Francesco“. Il borgo antico, di origine medioevale ha mantenuto quasi intatti i caratteri originari, con le sue caratteristiche viuzze irregolari, le piazzette/belvedere (aperte alla vista del mare) e le case a schiera segnate nel prospetto da piccoli ballatoi/balconcocini (mignali) e unite in corrispondenza delle stradine da piccole e caratteristiche arcate. All’interno delle antiche mura cittadine il tessuto architettonico diventa fittissimo e segnato da un dedalo di viuzze in parte gradinate. I palazzi, le chiese ed i tipi edilizi residenziali minuti appaiono compatti e massicci, quasi a sembrare un unico episodio costruito.La parte Sud-Est del borgo, indicata come “rione Ripa” si estende sopra la riva erta del mare andando a creare uno spettacolo di incredibile contrasto tra l’immensità del mare e la cittadina antica che lo domina affacciandosi a strapiombo su di esso. La “Ripa” aveva la funzione antica di porto naturale, vera porta d’accesso alla città in un’epoca in cui la mancanza di strade rendevano lo spostamento via mare una necessità, rendendo così frequentissimi gli scambi commerciali con gli abitanti dell’odierna Croazia.  Delle stradine del borgo antico è da ricordare, via Judeca, che testimonia l’antica presenza degli ebrei. Scendendo per via Uria si incontra la piazzetta del Seggio, anch’esso sullo strapiombo della Ripa.Il Seggio o Sedile di S. Giorgio (attualmente sede di un hotel) era una bassa costruzione, a base quadrata, su cui s’aprivano due ampie arcate, ed era sormontato da una torre con orologio. Il castello e la cattedrale, risalenti al medio-evo, sono le principali costruzioni del borgo medievale. A pochi metri dalla cattedrale troviamo “la Chianca Amara”, pietra / monumento su cui furono trucidati donne , vecchi e bambini nel anno 1554, durante un incursione delle orde del sanguinario pirata Turco Draguth Rais. Poco frequentate durante l’anno, d’estate le viuzze del centro storico si popolano di bazar e negozi (situati nelle ex-stalle) dove è possibile trovare artigianato locale (principalmente oggetti di terracotta, ceramica e pietra leccese) e souvenir di vario tipo e provenienza.

Il Faro di Vieste

Il Faro di Vieste, ammirabile da gran parte della città, sorge sullo scoglio di Santa Eufemia e o di S. Eugenia (situato tra punta Santa Croce e punta San Francesco, a chiudure la baia di Marina Piccola). La sua posizione risulta strategica per le rotte di navigazione tra il medio e basso Adriatico. È stato progettato nel 1867 e la torre su cui trova sistemazione la lanterna è situata sulla vecchia abitazione del fanalista, che oggi, grazie all’automazione completa è disabitata. Sopra la torre del faro si può ammirare una spettacolare lanterna d’ottone, che ogni giorno all’imbrunire si accende e con i suoi fasci di luce illumina la cittadina di Vieste. Il faro è completamente controllato e gestito dal Comando di Zona Fari della Marina Militare con sede in Venezia . Sull’isolotto fu scoperta una grotta nel 1987, di cui  al suo interno sono state trovate sulle pareti almeno 200 iscrizioni votive in greco e latino, fatte dai marinai di passaggio dall’isola, di cui alcune in onore di Venere Sosandra (dea del mare e salvatrice di uomini) databile dal III secolo a.C. alla tarda età romana.  Si tratta di una scoperta che riporta in auge il problema dell’ubicazione dell’antica Uria Garganica (Hyrium), dove, tra l’altro,  Catullo  attesta che vi fosse praticato il culto di Venere (Afrodite), culto importato, probabilmente,  da una colonia proveniente da Cnido (Turchia) che colonizzò Corcyra Melaina (Curzola)  nella seconda metà del VI sec. a.C., che insieme a Faros (Hvar) e Issa (Vis) erano i fari della civiltà greca sul litorale Adriatico di est.  Nella stessa grotta vi sono numerose altre iscrizioni successive, purtroppo quelle più recenti hanno cancellato quelle più antiche e importanti . La maggior parte di queste scritte risalgono al Medio Evo e avrebbero bisogno di restauro. Una di queste , risalente al 1003 d.c. quando la flotta armata veneziana condotta dal doge Pietro Orsoleo sostò nel porto di Vieste.

La Baia e l’arco di San Felice

Piccolo paradiso immerso nel verde, la baia di San Felice offre una graziosa spiaggetta (larga circa 100 mt) del basso fondale sabbioso.

A completare la bellezza del tutto il bellissimo arco naturale che ne rende il paesaggio circostante davvero incantevole.

A 8 km a sud di Vieste, è raggiungibile attraverso l’omonima struttura o via mare.

L’architello, così come le grotte marine, è il risultato dell’azione incessante che acqua e vento hanno impresso alla roccia carsica del Gargano nell’arco dei secoli.

Esso è ammirabile dal punto panoramico di Torre San Felice, raggiungibile in auto, o via mare, anche durante le escursioni verso le grotte.

Peschici

Peschici si trova circa 20 km. a nord di Vieste, proseguendo sulla litoranea, tra un mare cristallino e verdi pinete. Seguite la strada per qualche centinaio di metri fino alla chiesa. La parallela è corso Garibaldi (il principale).

Peschici, novanta metri sul mare, le case aggrappate ad una rupe, è la civetteria del Gargano, la cui bellezza può essere colta dalla graziosa piazzetta a picco sul mare. Uno spettacolo da pittori, col piccolo porto, la lunga spiaggia sabbiosa, la pineta e la strada che s’inerpica.

Colpiscono qui “le cupole d’aspetto orientale” sui muri imbiancati a calce, la grazia delle viuzze profumate di gerani e basilico, di odori di forno, di olio d’oliva, tra archi, archetti, improvvise piazzette, portoncini, vecchi sull’uscio a raccontar storie di mare e di emigrazione d’altri tempi.

La forza rude della roccia affilata dal tempo convive con la dolcezza dei colori del mediterraneo.

La tradizione vuole Peschici fondata nel 970 da Sueripolo, comandante degli Schiavoni ed inviato dai monaci delle Tremiti a cui apparteneva la zona. La popolarono in seguito gli stessi Schiavoni e i Dalmati, chiamati dall’imperatore Ottone per difendere la costa dai Saraceni.

Resistono le tracce di quei secoli pericolosi, dalle torri di difesa al castello medievale, con la torre nota come Rocca Imperiale, ricostruito nel 1600 e successivamente restaurato.

Intorno al reticolo originario di viuzze si trova la cattedrale dedicata a Sant’Elia (festeggiamenti il 20 luglio), di origine duecentesca e ampliata nel cinquecento (all’interno tele di scuola napoletana del seicento, tra cui una tela di Pacecco De Rosa).

Discendendo dall’alto, serpeggiando lungo il declivio, la via giù a valle, verso Vieste, in un rigoglioso mare di olivi, sorge l’antico monastero benedettino di Santa Maria di Calena (o Kalena), sorto nell’872 ad opera di Ludovico II, imperatore di occidente, con torri e merli in parte ancora esistenti.

Alle dipendenze della badia di Calena vi era l’abbazia, ormai diruta, della S.S. Trinità sulla vetta di Monte Sacro. All’interno si trovano la chiesa, il refettorio dei monaci e un bel quadro bizantineggiante della Madonna delle Grazie. Ebbe storia travagliata di passaggi di mano e di armi nella lotta fra diocesi e loro protettori. Finché nel 1780 passò al regio demanio e fu venduto all’asta. Da allora appartiene alla famiglia Martucci di Peschici.

La tradizione popolare vuole che vi sia nascosto un tesoro, sepolto col cadavere di una figlia del turco Barbarossa corsareggiante sulla fine del XVI sec. lungo le coste della Puglia, e che l’antica badia era congiunta al mare da un passaggio sotterraneo, dove ora perennemente galoppa una cavalcata di demoni con infernale fragore.

Forse tale passaggio una volta doveva esistere, e serviva di scampo ai frati, i quali, se assaliti, potevano di là raggiungere il mare e cercare rifugio nella più salda e più sicura e potente badia delle Tremiti.

Una breve sosta, prima di ripartire per Vieste, ad una gelateria artigianale per gustare un buon gelato agli agrumi del Gargano.

Monte Sant’Angelo e il Santuario di San Michele

Monte Sant’Angelo è un borgo situato nella parte sud del Gargano, a circa 800 metri di quota, noto sopratutto per il Santuario di San Michele Arcangelo, patrimonio Unesco. Oltre al santuario è degno di nota anche il quartiere medioevale rione Junno, con i vicoli strettissimi e le casette a schiera e per essere uno dei borghi che hanno custodito meglio la cultura tipica garganica.
Il Santuario di Monte Sant’Angelo è un luogo di culto antichissimo. Nei Secoli sono tantissimi i pellegrini che si sono recati in visita, tra questi numerosi Papi e sovrani. L’insieme fa parte del sito seriale “The Longobards in Italy, Places of Power, 568 – 774 A.D.”,,inscritto alla Lista dei patrimoni dell’umanità dell’Unesco nel giugno 2011. Il Pellegrinaggio verso il Santuario è molto frequente da Vieste, da tempo immemore i fedeli ogni fine settembre si incamminano da Vieste a piedi per raggiungere, attraverso la foresta umbra, il santuario micaelico la mattina del 29 settembre. Altri gruppi partono invece da San Marco in Lamis e da Manfredonia L’ingresso al santuario avviene attraverso il portale di destra e, come appena si varca l’uscio, si è subito proiettati in una incredibile ambientazione medioevale: una enorme scalinata (d’epoca angioina) scavata direttamente nella roccia scende precipitosamente verso il basso attraversando ambienti privi di luce, quasi bui, le cui pareti sono tutte affrescate con figure di Santi, mercanti e Cavalieri. Immagini, queste, che sono accompagnate da centinaia di frasi scritte in antichi linguaggi; remoti messaggi e citazioni (saluti, invocazioni, preghiere) che ripercorrono un excursus storico dall’alba del Cristianesimo all’epoca dei “lumi”, lettere e parole compiute affiancate spesso da incomprensibili incisioni raffiguranti le mani. Più giù, compare sulla sinistra, un baldacchino trilobate con colonnine tortili contenente la statua in marmo di una Madonna i cui occhi neri sono di una straordinaria espressività. La lunga gradinata (86 scalini) termina in un atrio, nella parte interna del Santuario: a sinistra vi è l’ingresso al Museo ed a destra si apre una piccola corte porticata sul cui ciglio scorre una loggetta; a destra ed a sinistra, antichi sarcofagi contenenti le spoglie mortali di nobiluomini e prelati. Di fronte si para una gradinata formata da sei scalini semicircolari che immettono a un grande portale marmoreo di fattura romanica con due enormi ante bronzee (realizzate a Costantinopoli nel 1076). Nella grotta vige il divieto di effettuare foto e video per rispetto nei riguardi di quei pellegrini e quei devoti giunti fin qui a pregare il Santo e la sua sacra dimora. Varcato l’ingresso, si para una enorme navata gotica divisa in tre campate e chiusa da una volta a crociera. A destra c’è l’altare di S. Francesco, giunto qui in pellegrinaggio nel 1216. Qualche passo ancora e sempre a destra si apre la spelonca, una sinuosa caverna la cui volta rocciosa si presenta irregolare ed a differenti livelli. E così, osservando la Grotta da sinistra si riconoscono un primo altare (di S.Pietro); un secondo altare (del Crocifisso); un trono regale scolpito nel marmo; diverse statue e bassorilievi in pietra protette da teche trasparenti; un altare (con baldacchino) dedicato alla Madonna del Soccorso e, situata alle sue spalle, una piccola insenatura nella roccia detta il Pozzetto nel cui interno, in una vaschetta, si raccoglieva la “stilla”(il gocciolio d’acqua che scendeva dalla roccia). Ecco, infine, il Sagrato che si presenta da sinistra con una Cattedra episcopale (dell’XI secolo) in marmo, finemente decorata e con lo schienale a cuspide; al centro, il Presbiterio con l’altare dell’Arcangelo e infine, al suo margine destro, una statua in pietra raffigurante il Santo martire Sebastiano.

Santuario di San Giovanni Rotondo

La città di San Giovanni Rotondo, meta di pellegrini che accorgono da tutto il mondo per portare omaggio alle spoglie di San Pio da Pietralcina, fu fondata nel 1095 sulle rovine di un preesistente villaggio del IV secolo a.C.; di questo borgo restano dei segni visibili, come alcune tombe ed un battistero circolare (l’epiteto “Rotondo” deriva proprio da questo) che anticamente era destinato al culto di Giano, Dio bifronte, e in seguito fu consacrato a San Giovanni Battista. Anche se il centro storico è ricco di chiese e tradizioni, l’attenzione di gran parte dei fedeli si concentra sui luoghi legati al culto di Padre Pio, ovvero al complesso conventuale di Santa Maria delle Grazie (formato dal convento dei cappuccini, da una chiesa antica ed una chiesa nuova entrambe dedicate a Santa Maria delle Grazie), l’ospedale Casa Sollievo della Sofferenza e il nuovo santuario di San Pio. La costruzione della chiesa antica di Santa Maria delle Grazie fu iniziata intorno al 1530 dai frati cappuccini, su un podere donato loro da tal Antonio Landi. Prima di San Pio la chiesa ospitò un altro santo: San Camillo de Lellis. Con l’intenzione di poter ospitare in modo consono il notevole afflusso di migliaia di pellegrini che affluivano sempre più numerosi a San Giovanni Rotondo venne fatta costruire un altra chiesa, su volere esplicito di Padre Pio. La chiesa nuova, progettata dall’architetto Giuseppe Gentile fu consacrata il 1º luglio 1959. La navata centrale è dominata da uno stupendo mosaico raffigurante La Madonna delle Grazie. Nel piano sottostante era situata la cripta dove riposava il corpo di San Pio da Pietrelcina, sotto un monolito di 30 quintali. Nel 2010 la salma di Padre Pio è stata traslata nella cripta del nuovo santuario San Pio da Pietrelcina, ideato da Renzo Piano. L’enorme nuovo Santuario è stata inaugurato dinanzi ad oltre trentamila persone il 1º luglio 2004. Il nuovo santuario, progettato in stile contemporaneo, con i suoi 6000 m² (in grado di contenere 7000 persone considerando un ampio margine di sicurezza) è una delle chiese più grandi in Italia per dimensioni. Esso è decorato da splendidi mosaici e ospita anche un enorme organo con 5.814 canne.

Chiesa di San Pio da Pietrelcina

La chiesa di Padre Pio, anche conosciuta come santuario di san Pio, è un luogo di culto religioso cattolico di San Giovanni Rotondo, in provincia di Foggia, nel territorio dell’arcidiocesi di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo, dedicato al Padre Pio da Pietrelcina. Fu commissionata dall’ordine dei frati minori cappuccini della provincia di Foggia, venne progettata dall’architetto italiano Renzo Piano e costruita dall’impresa Pasquale Ciuffreda di Foggia. L’opera è stata quasi completamente finanziata dalle offerte dei pellegrini. La Chiesa di san Pio da Pietrelcina è stata fortemente voluta dai frati Minori Cappuccini confratelli di padre Pio e dai suoi numerosi devoti, per poter al meglio accogliere le reliquie del santo e allo stesso tempo dare dignità alle celebrazione eucaristiche, in special modo quelle domenicali e con particolare affluenza. L’idea architettonica è frutto del lavoro del famoso architetto Renzo Piano, affiancato da Mons. Crispino Valenziano, che ne cura l’aspetto liturgico. Successivamente, per aiutare i fedeli a cogliere al meglio gli aspetti salienti del loro essere pellegrini in questo luogo santo, i frati Cappuccini affidano al sacerdote P. Marco Ivan Rupnik, il percorso iconografico che prima sprona i fedeli a riscoprire il senso della loro vita di battezzati (il cammino dell’uomo nuovo) e a farsi guidare verso Cristo, facendosi aiutare dall’esempio di san Pio e del serafico padre san Francesco, e poi introduce gli stessi nel Mistero di Cristo (La reggia del Re dei Cieli), egregiamente raffigurato in tutta la chiesa Inferiore. L’interno misura 6000 m² ed è in grado di contenere 7000 persone, risultando una delle chiese con la maggior superficie in Italia. Per l’innalzamento della struttura, si è resa necessaria la fondazione di un consorzio che riuniva al suo interno le aziende impegnate nella costruzione: il consorzio “Fabbrica della chiesa”. La chiesa è stata inaugurata dinanzi a oltre trentamila persone il 1º luglio 2004, consacrata da mons. Domenico Umberto D’Ambrosio con la dedicazione a san Pio da Pietrelcina, dopo circa dieci anni di lavori. La costruzione ha raccolto critiche, in quanto realizzata con stile contemporaneo e diversa dalle forme più canoniche di chiesa nell’immaginario collettivo (pianta a croce, o rettangolare, divisione in navate, decorazione interna). Al momento della progettazione i frati committenti ricercavano una struttura abbastanza ampia da contenere le migliaia di pellegrini che giungono a San Giovanni Rotondo da ogni parte del mondo, senza tuttavia tradire l’umiltà e la semplicità imposte dalla regola monastica. Una struttura priva di una facciata colossale come la chiesa di Padre Pio rappresenta la perfetta commistione di queste due intenzioni originarie: la struttura dall’esterno non impone il timore che solitamente accompagna le strutture religiose, ma piuttosto invita il pellegrino ad avvicinarsi. La disposizione del tetto, che come un portico si estende verso il sagrato, quasi ad accogliere a braccia aperte il fedele. L’assenza di una netta divisione tra lo spazio interno e lo spazio esterno, inoltre, contribuisce a mantenere questa sensazione di accoglienza: la pavimentazione, infatti, non presenta discontinuità. La volta, poi, sviluppata più in orizzontale che in verticale, accentua questa continuità. L’insieme di questi aspetti ha portato lo stesso progettista Renzo Piano a definire la struttura una “casa aperta”. La disposizione interna degli archi, posti a raggiera attorno all’altare, rappresenta la centralità del sacrificio del Cristo, vera pietra angolare dell’intera Chiesa. L’entrata è segnata da un grande arco decorato con un’immensa vetrata, simbolo che tra gli israeliti rappresenta la pace tra l’uomo e Dio (come l’arcobaleno comparso al termine del diluvio universale). L’utilizzo in ogni parte della struttura della pietra di Apricena va oltre il mero tecnicismo di tentare di scoprire cosa è possibile costruire con questo materiale: da un lato la pietra è un materiale capace di esprimere perfettamente la forza espressiva dello spazio sacro, da un altro punto di vista l’utilizzo di un materiale locale permette di radicare la struttura nel luogo in cui sorge.

Baia di Campi

La baia di Campi si trova a circa 10 km a sud Vieste ed è circondata da un bellissimo paesaggio mediterraneo con pini d’aleppo.

Qui troviamo una bella spiaggia di ghiaia lunga 500 metri, dal fondale profondo, mentre al centro della baia sono ospitati anche due isolotti.

La spiaggia è molto apprezzata dai subacquei che ne fanno una meta privilegiata per le loro immersioni. Molto spesso è luogo di sosta per le imbarcazioni che offrono tour guidati delle grotte marine, infatti nei dintorni della Baia di Campi si trovano anche alcune tra le grotte più affascinanti della costa garganica: la grotta Calda, chiamata così per le sorgenti d’acqua calda, la grotta Sfondata, con un apertura superiore da dove i pini d’aleppo si specchiano nelle acque smeralde, la grotta dei Contrabbandieri (a doppia uscita per facilitare le fughe) e la grotta Campana Piccola.

La baia di campi si può raggiungere, oltre che via mare, attraverso una struttura turistica dall’omonimo nome oppure grazie ad una strada scoscesa (non adatta a bambini piccoli ed anziani).

I Trabucchi del Gargano

I trabucchi, antichissimi strumenti di pesca, sono diffusissimi lungo tutta la costa da Vieste a Peschici (dove non esiste promontorio su cui non sorga una di queste gigantesche macchine da pesca). Sono tutelati dal Parco Nazionale del Gargano e sono ritornati in attività grazie alla salvaguardia e valorizzazione del Parco, che li ha adottati in segno di rispetto della tradizione garganica. Purtroppo molti trabucchi sono andati distrutti con il tempo, ma alcuni rimangono in un buono stato (vedi mappa). Simbolo stesso della civiltà costiera garganica, i trabucchi sono diventati in seguito il soggetto preferito di artisti ed artigiani del luogo. Nato in tempi lontani dall’esigenza di fronteggiare il mare infido tenendo i piedi ben piantati per terra, assurge oggi al ruolo di testimonianza mirabile dell’ingegno umano proteso alla soluzione ottimale dei problemi materiali, come quello di procurarsi di che vivere in sicurezza, a debita distanza da un mare amaro per la sua energia distruttiva a più riprese sperimentata nei naufragi e per la presenza saracena, costante pericolo per i pescatori dei secoli passati. Questi rudimentali ed atipici strumenti di pesca, costruiti con tecniche empiriche da uomini semplici, oggi sembrano voler raccontare a noi uomini moderni l’atavica poesia di un tempo ormai dissolto. La Struttura di un trabucco consiste una imponente costruzione realizzata in legno strutturale che consta di una piattaforma protesa sul mare ancorata alla roccia da grossi tronchi di pino d’Aleppo, dalla quale si allungano, sospesi a qualche metro dall’acqua, due (o più) lunghi bracci, detti antenne, che sostengono una enorme rete a maglie strette detta trabocchetto, che sfrutta la confluenza delle correnti marine per intrappolare il pesce e da una tavolata, una superficie in legno al centro della quale sorge il casotto, il vero e proprio cuore nel quale il pescatore si porta di primo mattino e attende di recuperare la rete con il frutto della pesca.Il termine “Trabucco” è perfettamente dialettale, ma ha seguito una certa italianizzazione; si pensa derivi dal latino “ Trabs – Trabis” che significa legno, trave o albero. L’affinità al termine latino è accettabile poiché il Trabucco è un sistema quasi interamente costruito in legno, quindi di alberi e travi. Uno dei Trabucchi più affascinanti, per la sua posizione, si trova sugli scogli di Punta San Francesco, scendendo le scale alla destra della chiesa.

Spiaggia di Molinella

La Spiaggia di Molinella si trova a meno di 4 km da Vieste in direzione Nord.

E’ una spiaggia dal basso fondale sabbioso lunga 400 metri, incastonata tra il verde e due penisole rocciose in cui il mare ha scavato delle incredibili piscine naturali.

La spiaggia Molinella è nascosta da un edificio abbandonato e selvaggio che apre la vista a una duna di sabbia dorata lasciando spazio alla vista di scogliere altissime. Sulla falesia a Nord è presente un Trabucco recentemente restaurato.

Essendo una spiaggia sabbiosa, il fondale è costituito da un letto di sabbia dorata e finissima che si abbassa lentamente lungo il largo. Le acque sono trasparenti anche durante le giornate nuvolose.

La spiaggia è suddivisa in due zone: la prima è la cosiddetta “zona libera” che non dispone di servizi, mentre la seconda presenta al suo interno 4 lidi privati, provvisti di bagni, caffetterie, docce e ristoranti, utilizzabili anche dagli ospiti della spiaggia libera.

La Spiaggia Molinella dista circa 3 km da Vieste e km 21 da Peschici, in località Vieste. Essa è raggiungibile dalla litoranea che collega Vieste a Peschici, poco distante dal Trabucco e dal Grottone.

Spiaggia di Porto Nuovo

La Spiaggia di Porto Nuovo si trova a pochissimi chilometri a sud dal Centro di Vieste, appena dopo la spiaggia della Scialara, con la quale va quasi a creare un unica distesa sabbiosa interrotta solo da un massiccio calcareo (chiamato anche “il ponte”).

La spiaggia è molto tranquilla ed è lunga circa 1500 metri.

Anche qui troviamo sabbia fine e fondale che degrada molto dolcemente, che la fanno consigliare alle famiglie con bambini, ma anche a chi cerca un po’ di relax.

Dalla spiaggia è possibile ammirare l’isolotto di portonuovo, raggiungibile anche a nuoto dai più esperti. Vi sono molti stabilimenti balneari.

Cala della Pergola

Cala della Pergola si trova a circa 20 km da Vieste, ed è facilmente raggiungibile direttamente in macchina attraverso una stradina che si snoda dalla provinciale Vieste-Mattinata.

E’ una spiaggia piccolissima, circa 30 metri, con ciottoli, adattissima per chi vuole godersi il mare facendo immersioni.

Vista la sua bellezza selvaggia e la comodità di parcheggio, nel periodo di alta stagione è presa d’assalto dai turisti che in parte compromettono la sua natura incontaminata.

Non sono presenti stabilimenti e servizi, è quindi consigliabile portarsi bibite da casa, e sopratutto, lasciare pulito.

Pugnochiuso

Pugnochiuso è un centro turistico situato sulla costa tra Vieste e Mattinata, a 20 km dalla cittadina Viestana.

Il resort fu fortemente voluto da Enrico Mattei che scoprì queste baie verdeggianti sorvolando la costa del Gargano nel ’59.

La costruzione di Pugnochiuso, negli anni ’60, diede il via all’industria del turismo sul Gargano.

La spiaggia di Pugnochiuso sorge all’interno della struttura ricettiva ed è quindi accessibile solo attraverso il resort o via mare.

Lunga circa 200 metri, ha fondale sabbioso ed è circondata dal verde.

Le Torri Costiere del Gargano

A causa della costante minaccia di incursioni da parte di pirati saraceni, nel 1564 fu stabilita la costruzione di dieci torri in corrispondenza di posti strategici della costa del Gargano, quasi tutte in collegamento visivo l’una con l’altra.

Le torri, di base quadrangolare, misurano circa 11 metri per lato ed hanno un’altezza di circa 12 metri.

Esse sono su due piani, con un locale per piano e con l’apertura a terrazza per la dotazione di armi e per le segnalazioni ( fumo di giorno e fuoco di notte).

Il piano terra era utilizzato da magazzino e quello superiore da abitazione.

Le pareti hanno alla base uno spessore di circa due metri e sono in pietra locale.

Nei dintorni di Vieste troviamo:

– La torre di San Felice, da cui è possibile ammirare l’arco naturale;

– La torre Gattarella, all’interno dell’omonimo resort;

– La torre di Portonuovo;

– La torre di di Porticello;

– La torre di Sfinale (a metà strada tra Vieste e Peschici).

Rodi Garganico

Rodi Garganico si trova nella parte nord del Gargano, ad ovest di Peschici, a circa 35 km da Vieste.

Il centro storico di Rodi, come quello di Peschici e di Vieste, si trova arroccato a strapiombo sul mare. Oltre che per la bellezza delle sue coste, la piccola cittadina è nota anche per la produzione di agrumi, (Arance del Gargano e Limoni Femminello, entrambi DOP).

La rocca sulla quale è costruita la città si trova tra due spiagge di sabbia fine, la spiaggia di levante e quella di ponente.

Il centro storico medioevale presenta la tipica struttura garganica, con tracciati intricati, ripide scalinate, vicoli strettissimi e terrazze sul mare.

Di particolare rilevanza sono le Chiese di San Nicola di Mira con il campanile in arte greco-bizantino e il Santuario della Madonna della Libera, in cui da secoli si venera il quadro della Madonna della Libera, che la tradizione vuole “sbarcato” a Rodi Garganico insieme ad alcuni Veneziani in fuga da Costantinopoli conquistata nel 1453 da Moemetto II.

Sicuramente da visitare è anche il bel porto turistico di recente costruzione.

Punta San Francesco

Esplorando il centro storico di Vieste non si può mancare la visita a punta San Francesco.

La piccola penisola è l’estremità del roccione su cui sorge il quartiere medioevale, abitata fin da tempi remoti a causa della sua posizione strategica e del suo possente bastione naturale che ne rendeva difficile l’assalto via mare. Il nome della penisola è legato a quello della chiesa e del monastero che sorgono all’estremità della penisola.

La costruzione della complesso religioso viene fatta risalire al 1438, quando una coppia di coniugi viestani, Algragio e Narda, fecero costruire a proprie spese un convento donandolo alle Clarisse. Purtroppo il convento non durò molto, forse distrutto in uno dei tragici avvenimenti che scossero l’antica “Viesti” tra il XV e il XVII secolo.

Sulle ceneri del convento fu costruita l’attuale Chiesa con Monastero che ospitò i frati Francescani. Il monastero fu chiuso nel 1809 durante il dominio francese da Gioacchino Murat, e fu convertito prima in avamposto militare, poi carcere militare e civile.

Da via San Francesco, guardando la chiesa, sulla sinistra troviamo la baia di marina piccola e l’isolotto di Sant’Eufemia che ospita il faro, sulla destra una scala che ci porta su una stupenda scogliera con trabucco e una magnifica vista del centro storico a picco sul mare.

Sfinalicchio, la Baia e la torre di Sfinale

La Spiaggia di Sfinalicchio è circa 10 km a Nord di Vieste, a metà strada con Peschici. E’ l’ultima spiaggia di Vieste, dopo le piccole spiagge di Crovatico e “la chianca” (chiamata così per l’isolotto che la ripara).

La spiaggia di Sfinalicchio e’ lunga quasi 2 Km, con fondale sabbioso che degrada dolcemente e possiede un fascino selvaggio dovuto alla vegetazione che la incornicia.

E’ una delle spiagge meno frequentate e più tranquille.
Un tempo era separata dalla spiaggia di Sfinale, nel territorio di Peschici.
La baia è meta prediletta per la pratica di sport acquatici come windsurf e kitesurf, per via della sua esposizione a correnti favorevoli.

Sul costone Ovest di Sfinale è ben visibile un’antica torre di avvistamento contro il pericolo saraceno, ormai in evidente stato di abbandono.

La baia di Sfinale è orientata a Sud Est, a differenza delle altre baie del litorale di Peschici orientate ad Ovest, per tale ragione nelle giornate in cui il vento spira da Ovest qui è possibile trovare condizioni più favorevoli e godere di un mare più calmo.

Santa Maria di Merino a Vieste, il santuario e la città misteriosa

Il Santuario di Santa Maria di Merino sorge isolato a 7 km a Nord di Vieste nell’omonima piana. La piccola bianca chiesetta, dall’enorme valore simbolico per i fedeli Viestani, è un pregevole esempio di chiesa rupestre della Puglia, manufatto rurale tipico del mediterraneo, simile alle masserie di una volta. La tradizione collega la costruzione della cappella al ritrovamento, sulla spiaggia poco distante, di una statua lignea raffigurante la Vergine Maria.

La parte centrale del santuario è la più antica (sec. XI-XII) e si innesta sui residui muri di una antica villa romana ed è circondata dai resti archeologici, le altre cappelle sono state costruite successivamente (1831-1861-1909). Il luogo del santuario coinciderebbe con il sito della antica città di Merinum. Gli scavi iniziati nel 1938 non sono stati mai conclusi e quanto era stato scoperto i contadini dell’epoca lo hanno riseppellito.

La supposizione dell’esistenza di una vera e propria “città di Merinum” è da attribuirsi ad una controversa citazione dell’opera “Historia Naturalis” di Plinio il Vecchio, in cui si fa riferimento al popolo Merinate del gargano “Merinates ex Gargano”, (facendo ipotizzare l’esistenza della città di Merinum), anche se alcune versioni riportano l’iscrizione “Metinates“, quindi riferito alla cittadina di Mattinata.

L’esistenza città della antica città di Merinum è stata smentita o confermata successivamente da altri storici antichi ¹(Olstenio, Cellario, Cimaglia) che prendendo spunto da Plinio il vecchio, collocarono la città misteriosa dove ora sorge la città di Vieste o nella piana dov’è ancor presente l’antico Santuario.

Da altri documenti emerge che il Vescovado² della città di Merinum durò fino al 1099, quando questi fu unificato a quello di Vieste da papa Pasquale II che assegnò entrambi all’arcivescovato di Siponto (Manfredonia).

Le ipotesi sulla scomparsa della misteriosa città si susseguirono, forse fu sommersa da un’inondazione, o distrutta da un terremoto, o messa a ferro e fuoco dai soliti saraceni, o abbandonata a causa dell’aria malsana della vicina palude Pantano o più semplicemente, mai esistita.

Sul mistero della città fu parzialmente fatto luce nel 1954, quando in seguito a un terremoto spuntarono i resti della Villa romana (Merino) e quelli di una fattoria agricola (Fioravanti) di età romana agustea , realizzate senz’altro con le leggi romane “Sempronia” e “Julia” appartenenti alla metà del I sec. a.C. e a quella di III sec. d.C. Emersero olle e capienti vasi, segno della già allora abbondante produzione del buon olio di oliva di Puglia; si offrì all’ammirazione degli esperti un ben congegnato sistema idraulico fatto di cunicoli, vasche , lunette, canali di deflusso, pozzi. Nella villa apparve, ben conservato, un bellissimo mosaico con una scena rurale: un cavallino che nasceva , figure di donne , una col cigno.

Tuttavia l’imperizia, i vandali e i ladri hanno distrutto gran parte di quello che il tempo aveva restituito. Ad ogni modo, i resti della villa e la vicina Necropoli, sono testimonianze importanti di insediamenti nella zona ai tempi dell’antica Roma.

Abbazia di Monte Sacro

Il Monte Sacro, grazie ai suoi 872 metri di altitudine, può fregiarsi del toponimo di “monte”. Esso è la conferma che la sacralità si manifesta soprattutto nei luoghi più difficili da raggiungere e si amplifica proprio grazie all’isolamento. Questo è evidentissimo nel Gargano, soprattutto in posti come il già citato S. Giovanni Rotondo o il santuario di S. Michele Arcangelo a Monte S. Angelo, mete da sempre frequentate dal turismo religioso. Non è difficile quindi comprendere perché l’ordine dei benedettini abbia deciso, nel secolo XI, di erigere l’abbazia della S.S. Trinità sulla vetta del “Monte Sacro”, già sede di un tempio destinato al culto pagano di Giove Dodoneo. Per raggiungere la vetta si imbocca una pista sterrata che segue le pendici in ambienti destinati al pascolo. Il percorso che porta in alto, indicato sulla destra da segnali giallo-rossi, per il primo tratto sfrutta un tracciato usato dai locali per il trasporto della legna prelevata nella zona. Questa attività continua ad impoverire il manto boschivo nonostante i divieti vigenti nell’area, dichiarata zona di massima protezione fra quelle comprese nel perimetro del parco nazionale del Gargano. Fortunatamente i mezzi usati sono ancora quelli tradizionali: il trasporto avviene a dorso di mulo, insostituibile sulle forti pendenze che si incontrano in questa parte della salita. Lungo il percorso si scavalcano fili spinati e muretti a secco coperti dai muschi, si incontrano antiche costruzioni rurali, probabilmente funzionali alle attività del convento. Il fondo spesso fangoso della pista accentua le difficoltà ma, nonostante tutto, il percorso rimane agevole per chiunque e gli sforzi da sostenere non fanno che aumentare le aspettative, puntualmente soddisfatte una volta raggiunta la meta. Superata la prima parte, in forte pendenza, la salita si fa più dolce, ma il tracciato, adesso individuato solo grazie ai segnali giallo – rossi, rimane impervio, questa volta a causa delle asperità rocciose. Stiamo attraversando quello che resta dell’immenso “Nemus garganicus”, la grande foresta che ricopriva interamente il promontorio, e il rumore del vento nelle foglie dure delle diverse specie di quercia presenti ci accompagna incessante finchè finalmente il bosco lascia spazio ad un ampio prato nel quale campeggiano i resti dell’abbazia. Esplorando le vestigia del monastero ci si fa prendere dal mistero che avvolge questi luoghi ormai preda degli assalti della vegetazione. Si seguono i resti di un muro cercando di indovinare la destinazione di quella che fu una stanza apparentemente isolata o dei vani sotterranei invasi dai detriti finchè, dietro un leccio, trattenuti dalle spine di un cespuglio dell’onnipresente macchia mediterranea, si scopre il mare. In piedi sul muro portante della cella di un monaco fortunatissimo, è forte la tentazione di tenersi per sé il prezioso segreto. Si potrebbe rimanere ore a guardare il panorama se il verso stridulo di uno stormo di chiassose cornacchie non ci riportasse alla realtà. Il prato che copre lo spazio antistante l’abbazia crea una forte aspettativa nel visitatore che guarda il portale, ma qualcosa trattiene dall’imboccarlo. Dietro la pietra bianca della facciata colpita dal sole si intravedono le ombre delle sale interne, un tempo luoghi di vita quotidiana, ora decrepiti resti avvinti da edere giganti. Vi si muovono a caccia, non visti, gli spiriti della foresta: donnole, tassi, volpi, gufi, e civette, padroni indiscussi della scena notturna. Ma anche con la luce del giorno non è facile trattenere una certa inquietudine una volta al cospetto di questi ambienti, e la storia del demone che custodirebbe il tesoro del monastero non pare così infondata. Fino a qualche anno fa le ossa dei benedettini sepolti nel piccolo cimitero si confondevano fra i rovi e i calcinacci, portate alla luce dalle ricerche, svolte in tempi meno disillusi, da improvvisati cercatori di tesori. Ora tutto è tornato in ordine grazie all’opera di un’équipe di archeologi impegnata nello studio dei resti del convento. Ma l’intervento episodico di pochi studiosi non è sufficiente a salvare dall’incuria e dalle ferite del tempo ciò che rimane dell’abbazia della S.S. Trinità. Presto il crocifisso dipinto su di una delle pareti ancora in piedi svanirà, il bosco riprenderà il sopravvento su un luogo che comunque gli appartiene e, nascondendo le già povere tracce del passaggio dei monaci, concederà il meritato riposo al demone, custode di un tesoro ormai definitivamente nascosto.

Il Castello Svevo di Vieste

Il castello svevo di Vieste sorge al margine del centro storico, su una rupe a strapiombo sul mare che sovrasta la spiaggia della Scialara (detta appunto anche “spiaggia del Castello”). Purtroppo è sede militare e viene aperto al pubblico solo durante alcuni eventi, ma è comunque consigliabile una visita per l’imponente esterno e per il bellissimo scorcio panoramico di cui si può godere recandosi “alle spalle” del castello. Il castello di Vieste venne costruito da Federico II nel 1242 come «regia fortezza», dopo l’incursione dei Veneziani , all’interno di un progetto di fortificazione costiera che annoverava numerosi castelli lungo la sponda adriatica. Nel cinquecento subì diversi assalti da parte dei saraceni, tra cui quello di Acmet Pascià nel settembre del 1480 e di Dragut Rais nel luglio del 1554, e nel maggio del 1646 fu danneggiato da un violento terremoto. Tuttavia la configurazione attuale si deve ad interventi spagnoli attuati tra 1535 e 1559, durante i quali i resti della fortificazione sveva vennero inglobati e trasformati fino a perdere qualsiasi evidenza. La tradizione vuole che l’imperatore Federico II abbia soggiornato a Vieste almeno in due occasioni, nel 1240 e il 20 gennaio 1250, già molto se si considera che alcune tra le costruzioni da lui fatte edificare non ebbero mai l’onore di ospitarlo tra le loro mura. Attualmente adibito ad usi militari, è da pochi anni visitabile nel periodo estivo. Pianta: Pianta triangolare corredata negli spigoli nord, est e ovest di tre bastioni cinquecenteschi, a punta di lancia che nascondono quelli più antichi a forma circolare. A sud a a picco sul mare , si trovava la fabbrica con la cappella, una serie di abitazioni e un piccolo bastione. Nel 1915 , venne cannoneggiato dal cacciatorpendiere austriaco Lika. Recentemente è stato oggetto di vari interventi di restauro da parte della Soprintentenza ai Beni Artistici e Storici della Puglia.

La Chianca Amara

Adiacente alla Cattedrale di Vieste è da ricordare una roccia detta “la Chianca Amara”, monumento alla ferocia umana, su cui furono trucidati donne , vecchi e bambini il 18-21 luglio 1554 dalle orde del sanguinario pirata Turco Draguth Rais ( Draguth,o Torghud, Raiss Bassà, luogotenente dell’altrettanto tristemente noto Khair-ed-Sin, conosciuto in occidente come Barbarossa comandante dell’armata Turca di Solimano detto il Magnifico). Fu il corsaro Draguth Rais “la Spada snudata dell’Islam” , già prigioniero del D’Oria (comandante della flotta Genovese) e disgraziamente da questi, per intercessione della moglie Peretta Usodimare, liberato, che infestò le coste dell’adriatico. Fu egli appunto che il 18-21 luglio del 1554 con le sue 70 galee sbarca a Vieste, i pirati irrompono durante una festa di paese, si consuma l’eccidio de la Chianca. Draguth Rais non arriva per una spedizione mirata, capita per caso in quel 18 Luglio 1554, spinto da una violenta tempesta. Egli che non lasciava mai niente di intentato, non esita ad usare sistemi terribili pur di affermare la sua autorità. Ancorate le 70 galee presso lo scoglio di S. Eugenia e alla punta del Corno fa sparare novecentosettanta colpi di cannone contro le mura della città e contro il Castello di Vieste. La popolazione sorpresa e terrorizzata si rifugia nella Cattedrale e nel Castello e il Governatore trasmette subito la notizia alle autorità provinciali. Queste, però, operano con molta lentezza. Solo Nicolantonio Dentice, signore di Monte S. Angelo, accorre con un manipolo di uomini che ha a suo servizio ma rimane mortalmente ferito. La tradizione vuole che la città fu cinta d’assedio e cadde solo per tradimento di un tal canonico Nerbis. Abbattute le mura, i pirati si danno a saccheggiare case, a uccidere e rapire persone con inaudite efferatezze, specie nel luogo della Chianca Amara, ove, come vuole la tradizione, gli inabili, gli anziani, le donne, i bambini e i sacerdoti vengono trucidati, moltissimi vengono trascinati sulle navi con violenza gli uomini validi e le giovani donne per essere tratti in schiavitù o diventare oggetto di commercio.

Portogreco

Piccolo “porto” naturale immerso nella verdeggiante macchia mediterranea.

Vi si accede, non senza qualche difficoltà, attraverso un sentiero di 400 metri che congiunge la SP54 Vieste-Mattinata con la meravigliosa spiaggia di ghiaia incontaminata. La spiaggia, larga 84 metri, ha fondale alto e non ci sono servizi.

Via mare è possibile raggiungere anche l’Arco naturale di Porto Greco, tipico architello della costa garganica, scavato dal mare e dal vento nella roccia carsica.

Baia di Porto Greco non è per tutti. Sia perché è abbastanza nascosta, sia perché è difficile da raggiungere. Da quando l’ho scoperta, è costante il pensiero di volerci tornare. Il suo punto forte è proprio l’essere nascosta.

Che sia per una mattinata di mare, o di relax, o per sfuggire alla quotidianità, la baia di Porto Greco è uno di quei luoghi da “pace dei sensi”. Se poi aggiungiamo una sosta alla vicina e omonima torre (o anche chiamata Torre dell’Aglio), al tramonto, la giornata si chiude in bellezza. In bellezza perché, se il tempo è dalla vostra parte, il cielo inizierà a tingersi di mille sfumature pastello e tutto assume un’aria romantica.

La Chianca

Chiamata così per l’omonimo scoglio (chianca, pietra) situato al centro della piccola baia, la spiaggia su trova a 8km a nord di Vieste.

Larga circa 200 metri e con fondale sabbioso e basso (che permette di raggiungere lo scoglio), la spiaggia è adatta ai bambini ma anche agli amanti degli scogli.

La spiaggia, esposta ad est, è un arenile chiuso verso Nord dallo scoglio della Chianca con il suo caratteristico trabucco posto all’estremità dell’isolotto.

Lo scoglio è raggiungibile a piedi grazie al fondale sabbioso particolarmente basso.

Oltre che ai bambini è adatta anche agli amanti degli scogli.

Presenta adeguate strutture. Dista 8 km da Vieste.

Miniera della Defensola

La miniera della Defensola a Vieste è considerata ormai da molti anni un caposaldo dell’archeologia mineraria europea per l’estrazione della selce, sia per la sua alta antichità (circa 7000 anni ) che per la tipologia dell’impianto, che appare già fortemente evoluto all’inizio del processo di neotilizzazione che investe il Mediterraneo occidentale fra il VII e il VI millennio avanti Cristo. La miniera, scoperta nel 1981, è stata oggetto a partire dal 1986 di ricerche sistematiche, che hanno permesso di esplorare e rilevare una parte considerevole del piano superiore della struttura, la cui estensione si aggira attualmente attorno al mezzo ettaro. Si tratta di una miniera del tipo cosiddetto “a camere e pilastri”, con due piani sovrapposti, scavati in due distinti strati calcarei contenenti noduli di selce. Il piano superiore si presenta, oggi, come una estesa cavità orizzontale con il soffitto molto basso (circa 50 cm), con pilastri di roccia risparmiati, riempita di detriti fino al soffitto, al cui interno sono stati ricavati corridoi delimitati da muretti a secco. Lungo i corridoi sono stati rinvenuti vasi di ceramica, talora interi e con resti di cibo al loro interno, lucerne di pietra e utensili da miniera come picconi e mazzuoli di selce per scavare il calcare. La presenza di vasi di ceramica interi nella loro posizione originaria ha fatto ipotizzare che la miniera sia stata abbandonata in fretta in seguito ad un evento sismico, che successivamente avrebbe chiuso definitivamente gli ingressi.

Crovatico

La spiaggia di Crovatico è situata a circa 10 km dal centro di Vieste.

E’ lunga circa 330 metri e larga 40.

Il fondale è basso ed è costeggiata dalla strada litoranea e da pinete lussureggianti.

Racchiusa tra due piccoli promontori è adatta ai bambini, ma è di difficile accesso se non attraverso la struttura Centro Vacanze Crovatico.

Ha anche una sorella minore, la “Spiaggia Stretta”, larga circa 50 metri e dal fascino molto più selvaggio, a cui si accede dalla Litoranea Vieste-Peschici circa 500 metri prima di Crovatico.

Close Popup

Utilizziamo i cookie per personalizzare contenuti ed annunci, per fornire funzionalità dei social media e per analizzare il nostro traffico. Condividiamo inoltre informazioni sul modo in cui utilizza il nostro sito con i nostri partner che si occupano di analisi dei dati web, pubblicità e social media, i quali potrebbero combinarle con altre informazioni che ha fornito loro o che hanno raccolto dal suo utilizzo dei loro servizi. Acconsenti ai nostri cookie se accetti e continui ad utilizzare il nostro sito web. Per ulteriori informazioni leggi la nostra Privacy Policy.

Close Popup
Privacy Settings saved!
Impostazioni

Quando visiti un sito Web, esso può archiviare o recuperare informazioni sul tuo browser, principalmente sotto forma di cookies. Controlla qui i tuoi servizi di cookie personali.

Questi cookie sono necessari per il funzionamento del sito Web e non possono essere disattivati nei nostri sistemi.

Cookie tecnici
Questi cookie sono necessari per il funzionamento del sito Web e non possono essere disattivati nei nostri sistemi.
  • wordpress_test_cookie
  • wordpress_logged_in_
  • wordpress_sec
  • CookieConsent

Rifiuta tutti i Servizi
Save
Accetta tutti i Servizi